21 Gennaio 2009

Italiani in Libia

Tra emigrazione e colonialismo


di Caterina Miele*


L’obiettivo di questa relazione è evidenziare spazi e modalità di interazione tra pratiche e immaginari della dimensione migratoria e di quella coloniale attraverso l’analisi della vicenda storica della nostra dominazione in Libia e della memoria collettiva degli ex colonizzatori italiani. In primo luogo, vorrei soffermarmi sulla centralità del tema emigratorio nell’ideologia coloniale italiana, evidenziando, in particolare, come certe retoriche discorsive strutturate attorno al mito della frontiera e del pionierismo, elaborate agli inizi del Novecento sulla scorta della grande emigrazione, siano confluite nel discorso coloniale italiano. In secondo luogo, vorrei provare a dimostrare come quelle formazioni discorsive siano state tradotte, nella Libia nella seconda metà degli anni trenta, nel progetto politico della colonizzazione demografica intensiva, fondata sull’emigrazione di coloni dalla madrepatria e su una particolare ridefinizione del territorio, attuata al duplice scopo di garantire la segregazione razziale e favorire il disciplinamento del coloni stessi. Infine, vorrei parlare della memoria collettiva della comunità italiana della Libia: nata dalla dominazione coloniale e rimasta nella Libia indipendente fino alla sua espulsione decisa dal leader libico Gheddafi nel 1970, questa collettività è stata protagonista di una complessa vicenda storica a cavallo tra vissuto coloniale e vissuto emigratorio, essendo i suoi membri passati dallo status di colonizzatori a quello di “vinti” (durante l’occupazione inglese) a quello di minoranza etnica e infine di profughi nella loro stessa madrepatria, nell’arco di meno di sessant’anni. Il rimpatrio ha determinato per gli italiani della Libia l’inizio di una “nuova vita”, segnata da un difficile percorso di rielaborazione della propria vicenda, in cui ha avuto un ruolo preminente l’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia. Fondata dai profughi alla fine degli anni ’70 l’AIRL si è impegnata in un lungo lavoro di raccolta e archiviazione di testimonianze autobiografiche, assumendo così il ruolo di guida nell’elaborazione collettiva di una rigida e stereotipata rappresentazione del passato. La memoria “monumentale” della storia degli italiani in Libia è diventata per i rimpatriati un patrimonio politicamente attivabile nel contenzioso con le istituzioni per i risarcimenti delle confische subite, ma anche uno strumento di rielaborazione della propria identità politica e culturale. Attraverso l’analisi dei testi, storici, politici, autobiografici, pubblicati sulla rivista dell’AIRL Italiani d’Africa vorrei evidenziare come la memoria di questa collettività sia fondata su una rappresentazione del sé e dell’alterità che gioca sulla continua sovrapposizione di immaginari migratori e coloniali, allo scopo di legittimare la propria storia di colonizzatori nell’Italia contemporanea postcoloniale.


* dottoranda in Scienze antropologiche e analisi dei mutamenti culturali - Università di Napoli «L'Orientale».